Defragment

Livia Ribichini X PrimaLinea Studio

A cura di Alessio d’Anelli

Defragment è un assemblaggio di tempi, luoghi e materiali che non erano stati pensati per incontrarsi, un tentativo di riallineamento. I lavori sviluppati da Livia Ribichini nel corso degli anni vissuti nei Paesi Bassi — in contesti diversi, con tecnologie e condizioni di fruizione diverse — sono ora costretti a ridefinirsi dentro un nuovo spazio, con nuove coordinate e nuove aspettative.

Il termine costretti non è drammatico: quello che si espone qui non nasce
per combaciare, non si offre come esperienza chiusa e autosufficiente. Ogni
installazione è il frammento di un discorso più ampio, che ha dovuto essere riadattato senza perdere la memoria delle sue origini.

Il titolo Defragment richiama l’operazione informatica di deframmentazione del disco rigido: un processo che riordina i dati dispersi, ottimizzando lo spazio e rendendo il sistema più efficiente. In modo analogo, questa mostra tenta di riaggregare elementi sparsi della pratica di Ribichini, opere nate in momenti, spazi e sistemi differenti, forzandoli in un dialogo nuovo, che ne evidenzi limiti e potenzialità. È una ricomposizione forzata, ma non forzosa: come nella deframmentazione, il riordino non è lineare, né risolutivo. È un atto necessario per continuare a funzionare, anche se in modo imperfetto.

Come una lingua che sopravvive attraverso errori di traduzione, Defragment è la documentazione di una sopravvivenza imperfetta. Lo spazio è trasformato in una macchina di compressione: un sistema dove
carne, metallo e pixel entrano in collisione, negoziando continuamente il proprio essere visibili, misurabili, percepibili.

Non è una celebrazione della tecnologia né una critica scontata: è, semmai,
l’accettazione che ogni corpo, biologico o digitale, sia condannato a muoversi dentro ambienti che non ha scelto, adattandosi e trasformandosi ad ogni iterazione.

Le opere, originariamente autonome, sono qui obbligate a un’esistenza simbiotica: dialogano l’una con l’altra, si contaminano, generano cortocircuiti. Il risultato è un’oscillazione continua; né armonico né caotico, ma un qualcosa che sta nel mezzo, un sistema fragile e instabile che però insiste nel funzionare, un po’ come noi esseri umani.

Non pretendiamo di offrire un’esperienza lineare, esaustiva né tantomeno
rassicurante. Vi invitiamo piuttosto a immergervi, senza cercare un centro
stabile, nell’attrito di corpi, codici e spazi che imparano a coesistere senza mai davvero fondersi.

Alessio d’Anelli per PrimaLinea StudioÂ